Hanno scritto del 25° anniversario de La Vedetta
Scritto da Webmaster il Dicembre 31 2007 19:47:40

CITTA’ DI LICATA Provincia di Agrigento
AUGURI PER I VENTICINQUE ANNI A “LA VEDETTA”

La città di Licata, dal punto di vista culturale, ma soprattutto nel segno della democrazia e della libertà di pensiero, due aggettivi che trovano giusta collocazione nella Carta costituzionale della Repubblica Italiana, si appresta a celebrare un importante appuntamento: il venticinquesimo anniversario della fondazione del mensile locale “La Vedetta”, per la prima volta andato in edicola nell’agosto del 1982, che sin dal suo nascere porta la firma del professore Calogero Carità, quale direttore responsabile, pronto ad accogliere le sollecitazioni avute da due giovani studenti del tempo, Francesco Pira e Angelo Carità, per dare vita ad un giornale.

Da allora sono trascorsi ben 25 anni, e a differenza di tante altre analoghe iniziative, purtroppo, andate perdute nel tempo, La Vedetta ha avuto la forza ed il merito di non interrompere il suo rapporto con i lettori, con la città, con il mondo politico – amministrativo della nostra amata Licata.

Quale Sindaco e primo cittadino di questa città, non posso che formulare i migliori auguri all’editore, al direttore, agli amministratori e a tutti i collaboratori de “La Vedetta”, per il prestigioso traguardo raggiunto, e perché, nel segno della libertà di pensiero, della libera critica, possa continuare sul cammino intrapreso.

Seppure a volte sono stato fatto oggetto di critica, ho sempre accolto con serenità ogni sollecitazione pervenutami dalle pagine di questo giornale, ma anche di ogni altro organo di informazione, in quanto sono sempre stato, e continuo ad essere, fermamente convinto dell’importanza che la libertà di critica e di pensiero, che la stampa e l’informazione in genere, hanno per la crescita socio – culturale ed economica di ogni comunità. Il tutto purchè ciò avvenga in perfetta buona fede, e mai per partito preso contro questo o quell’amministratore, questo o quel politico, questo o quel personaggio in genere, perché quando viene a mancare l’obiettività, è chiaro che non si è più nel terreno della critica, ma della faziosità e della malafede, che nessun vantaggio arreca alla collettività.

E “La Vedetta”, testata recuperata da un prestigioso giornale locale dell’’800, ha assolto degnamente questo ruolo, regalandoci, grazie alla professionalità e alla passione dei suoi collaboratori, in 25 anni di attività, pagine di critica, anche feroce, ma anche tantissimi momenti di riflessione, ricordi, di letteratura e di storia, che ci hanno permesso di riscoprire le nostre tradizioni, personaggi, siti, avvenimenti, che nel corso di oltre due millenni di vita, hanno fatto di Licata uno dei più importanti e prestigiosi centri della Sicilia.

Grazie, caro Professore, a Lei e a tutti i Suoi collaboratori che nel corso degli anni si sono succeduti nella gestione di questo giornale, grazie, ancora una volta a nome dell’Amministrazione comunale, mio personale, e di tutti coloro che alla stampa riconoscono un insostituibile ruolo sociale.

Angelo Biondi
Sindaco di Licata


LEGGENDO LA VEDETTA, MI SEMBRA DI STARE
NELLA MIA VILLA DI MONTESOLE

Caro Direttore,apprendo, con piacere, che "La Vedetta" compie 25 anni. L'epoca in cui nacque il Suo giornale coincise con il mio trasferimento, per ragioni di lavoro, da Licata a Palermo e attraverso il Suo "mensile" sono rimasto legato ed informato sulla mia Città.

Ho potuto, così, seguire tutte le vicende, alcune belle altre meno, di un quarto di secolo della nostra comunità e come se, in realtà, fossi rimasto a Licata.

Le confermo che, per ragioni di lavoro, sono obbligato a scorrere diversi giornali cogliendone solo il significato essenziale. Quando, invece, incontro "La Vedetta" mi fermo a leggere, a gustare il pensiero dei miei concittadini, il loro modo di pensare e di vivere. In sintesi, in quei brevi momenti, ho la sensazione di stare nella mia villa in collina a Montesole.

Di tutto ciò devo essere grato al Suo giornale, ma ciò sarebbe solo egoismo; in realtà il significato della Sua "voce" è un valore insostituibile per la città di Licata e per i Suoi cittadini. Mio Padre, che, negli anni trenta, diede ispirazione ed impulso ad alcune iniziative editoriali locali, mi diceva sempre: "un popolo senza giornale è un popolo senza voce".

Raggiungere 25 anni di storia è un grandissimo merito, poiché ben conosco le difficoltà economiche e sociali da superare. Ma se tale ambizioso traguardo è stato raggiunto significa che il giornale è amato dai Licatesi.

Significa, anche, che il Suo impegno e quello dei Suoi collaboratori viene unanimemente riconosciuto. Grazie Direttore e sempre avanti. Continuiamo tutti insieme a promuovere questa nostra Città, ad essere liberi e critici, a conoscerci e migliorarci. Il mio appoggio, per quello che posso, non Le mancherà con profonda convinzione. I migliori auguri. Suo con stima.

Nicolò Curella
Presidente della Banca Popolare Sant’Angelo


UN MENSILE SEMPRE ALLA RICERCA DELLA VERITA’

Fin dalla sua nascita ho stimato ed ammirato il mensile La Vedetta per il coraggio mostrato sia dal direttore sia dai collaboratori nel descrivere e affrontare argomenti di ogni genere con schiettezza, senza alcuna ipocrisia o servilismo, senza mezzi termini. L’ho apprezzato soprattutto perché ha mantenuto uno stile sobrio e rispettoso non indulgendo allo scandalismo, al gossip e al sensazionalismo magari per vendere una copia in più.

Sono stati 25 anni di coerente linea editoriale, ancorati alla ricerca della verità, al voler aiutare la nostra città a riscattarsi, al voler portare i nostri giovani sulla retta via, quella dell’impegno nel sociale e nella politica come servizio. La Vedetta non mai condannato l’uomo, ma ha fustigato il male da qualunque parte venisse e questa scelta credo sia stato il merito di questo mensile.

Onore e merito al direttore del giornale, il prof. Calogero Carità, nel voler dare anche un timbro culturale al giornale, facendoci apprezzare e conoscere i tesori artistici della nostra città che come ha più volte scritto abbiamo tutti il dovere di difendere, tutelare e tramandare alle future generazioni.

E’ merito di questo mensile se a Licata si è discusso dell’etica della politica, di buona e sana amministrazione. La Vedetta è stata u pungolo per tutti: sacerdoti, politici, docenti. A Tutti ha più volte ricordato anche con asprezza, ma sempre con molto rispetto verso gli interlocutori, i propri doveri deontologici che qualche volta dimentichiamo o per pigrizia non realizziamo.

Alla direzione de La Vedetta, alla intera redazione, che hanno avuto il merito di creare un ponte di comunicazione tra la città e i cittadini e soprattutto con i licesi residenti nelle varie regioni d’Italia e nei molti paesi dell’Unione Europea, nell’augurare altri venticinque anni di attività, raccomando di non mutare lo stile che contraddistingue questo mensile e per il quale è molto apprezzato e letto.

Sac. Giuseppe Sciandrone
Parroco della chiesa di San Domenico


LA VEDETTA E’ DIVENTATA LA COSCIENZA
CRITICA DELLA NOSTRA COMUNITA’

Caro Direttore,Lunga vita a “La Vedetta” che ha, durante i suoi cinque lustri di attività, puntualmente scandito la vita della nostra comunità diventandone la coscienza critica senza cedimento alcuno alle numerose e inevitabili lusinghe esterne e svolgendo – il che per me è importantissimo – un efficace azione educativa per coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire.

Aggiungo una nota personale estensibile certamente anche ai miei coetanei e ai tantissimi licatesi che vivono lontano: attraverso la collaborazione autorevole di tanti concittadini (………. basterebbe citare Angelo Luminoso e Carmelo Incorvaia) ho potuto rivivere avvenimenti di un passato lontano nel tempo, ma sempre presente nel ricordo, risentire vicini tanti protagonisti di quegli anni, riscoprire e amare sempre di più quartieri, monumenti della nostra amatissima Licata.

Grazie ancora per quanto ci hai dato con il giornale da te autorevolmente diretto, congratulazioni ed auguri affettuosi per la redazione tutta del “La Vedetta”.

Preside Bruna Montana Malfitano


SIN DALL’INIZIO IL RICHIAMO ALLA QUESTIONE MORALE

Nel numero unico (agosto 1982), il primo dei due pubblicati, Calogero Carità scriveva:”Creare un giornale a Licata è stato sempre un’ambizione di quanti hanno sentito e sentono ancora l’esigenza i un’attenta voce critica nei confronti di chi il potere gestisce e il paese amministra. Ovviamente un voce che abbia l’intento, l’intenzione d’informare con obiettività e completezza la comunità licatese comunque disposta a un risveglio civile e sociale e di conseguenza politico, per uscire dall’arretratezza anche culturale in cui langue, anche se di titoli accademici se ne contano a iosa”.

Quel numero unico di quattro pagine, dedicate all’annoso problema dell’acqua, alla pulizia delle strade, allo sfascio del paesaggio, alla emergenza droga, al possibile turismo, allo sport, ad una intervista al medico dottor Vincenzo Pezzino era l’inizio di un cammino fatto di impegno civile e di testimonianza.

La vocazione sociale e culturale del foglio è confermata, in settembre, dal secondo numero unico che raddoppia le pagine e si arricchisce di nuovi argomenti.

Non è difficile constatare che, in questi 25 anni di vita, “a Vedetta, ha tenuto fede al suo programma.

Il 1983 segna la periodicità del mensile, ma anche il coraggio di una denuncia inflessibile e costante degli errori dei poteri politici locali, delle storture dell’amministrazione della città, degli abusivismi di ogni genere, della difesa dei ceti deboli dell’ambiente, del patrimonio edilizio e culturale, della memoria e delle tradizioni.

Ma no possiamo dimenticare, in questo primo avvio del periodico, il richiamo alla questione morale, la denuncia di inutili spese nel nostro porto, per una “rada impantanata”, la posizione assunta nei confronti della centrale a carbone, le punzecchiature di “Limicedda surda”, l’attenzione ai valori e al ricordo dei Caduti.

Il giornale intanto cresceva, ampliava il suo sguardo sulla città, suscitava interesse, intratteneva un intenso rapporto con lettori: dimostrava, insomma, una grande vitalità, confermando una linea editoriale vincente.

Negli anni ’90 “La Vedetta” migliorava la sua immagine esteriore, vestendosi di una bella carta lucida, e continuava a dare testimonianza della sua vocazione primigenia: ricordiamo solo la condanna dello sperpero del pubblico denaro e la lunga diatriba sull’aeroporto di Piano Romano. E dava vita a “La pagina dei giovani”.

Un altro suo merito è quello di aver fatto riemergere dall’oblio, sin dai primi numeri, decine di licatesi illustri: citiamo, a mo’ di esempio, Giovanni Portaluni, Filippo Re Capriata, i Linares, Gaetano De Pasquale, Ignazio Spina, né sono mancati i commenti alle vicende nazionali, secondo una linea moderata, lontana da populismi e demagogie.

Per qualche anno, da 1999 al 2001, “La Vedetta” divenne anche la voce dei vicini paesi di Ravanusa e di Campobello di Licata, sui cui avvenimenti, presenti e lontani, leggemmo pagine di notevole interesse.

Il 2000 trova il periodico ancora in prima linea nella emergenza della sicurezza, sulla quale ha pubblicato articoli di coraggiosa denuncia, con persistenti richiami alle autorità perché provvedessero a dare serenità alla comunità, assediata dalla malavita, assicurando una normalizzazione della vita cittadina. E se da sempre esso è stato sensibile al confronto politico, negli ultimi anni ha consentito un sempre più ampi respiro alla conoscenza degli interenti dei protagonisti della dialettica politica: la polis ha in questo foglio la sede per dimostrare la sua vitalità, purtroppo non sempre costruttiva.

Per concludere, desidero ricordare l’interesse dedicato da “La Vedetta” allo sbarco alleato del 10 luglio 1943 la cui storia, in tempi vicini, si è arricchita di nuovi interventi perché, grazie alle notizie che Carmelo Incorvaia ha tratto dalle fonti militari statunitensi, siamo venuti a conoscenza di particolari di grande interesse nelle svolgersi delle operazioni. Altri particolari, sul vissuto della popolazione civile sono emersi grazie all’infaticabile lavoro di ricerca di Carmela Zangara che, con paziente abnegazione, h raccolto ogni possibile testimonianza di viventi. E questo è importante, perché lasciare una traccia scritta del passato è u tratto universale deal nostra specie e del nostro divenire. “La Vedetta” gode di buona salute ed è la voce che i licatesi emigrati attendono ogni mese, dentro e fuori dai confini d’Italia: è la linfa che alimenta le loro radici.

Angelo Luminoso


DALLE SUE COLONNE SI APPRENDONO NOTIZIE CHE ALTRIMENTI
FINIREBBERO NELLE PIEGHE DELLA CRONACA

Non possiamo darci valore da soli. Parlando di noi stessi corriamo il rischio di non essere obiettivi, perché spesso il sentimento piglia il sopravvento sulla ragione. Ecco perché il valore ce lo devono dare gli altri, quelli che nel corso degli anni hanno messo insieme lati positivi e negativi e alla fine hanno fatto un bilancio. E venticinque anni sono davvero una bella somma per potere apprezzare, oppure ripudiare. Scrive Francesco Alberoni che "il bisogno di riconoscimento non è una vanità".

"La Vedetta" compie un compleanno importante: un quarto di secolo. E se da un lato mi compiaccio con l'editore dall'altro mi rattrista, perché significa che anch'io devo aggiungere questa montagna di mesi alla mia età, che non è più quella di un ragazzino, ma di uno che ha un figlio sulla soglia dei trent'anni.

Intanto, chiedo clemenza al lettore per l'uso del discorso in prima persona. Se lo faccio è solo per sentirmi più vicino ai miei compaesani, con i quali non ho più un dialogo da oltre trent'anni. Già. E' dai tempi in cui ho lasciato la città per seguire la mia strada di giornalista prima e di scrittore e autore teatrale poi, che mi ha portato tra Palermo, Catania e ancora a Palermo. Chi si ferma a guardare indietro rischia di diventare una statua di sale. L'obiettivo di tutti noi, invece, è di guardare sempre avanti, oltre l'orizzonte.

A differenza del vostro vecchio cronista, strada tutta locale, invece, ha percorso "La Vedetta", che da venticinque anni continua il dialogo con i lettori. A volte, dalle sue colonne vengono fuori storie che angosciano, ma fanno riflettere. E questo è uno dei compiti "principi" del giornalismo, che non è mai cinico.

Dalle colonne de "La Vedetta" i licatesi apprendono notizie che altrimenti finirebbero nascoste nelle pieghe della cronaca. E non solo. Sotto gli occhi dei lettori finiscono anche decine di storie della città e pure di personaggi illustri, per tanti anni rimasti solo nella memoria dei familiari.

Ora, io non ricordo tutti i nomi di chi scrive per questo giornale. E per evitare di fare qualche torto non cito nessuno. Mi limito a ringraziare Lillo Carità, che, con la sua passione per il giornalismo, rende vivace il dibattito in città, che altrimenti rischierebbe di soffocare sotto il peso della noia.

Angelo Vecchio
Giornalista professionista
Redattore de Il Giornale di Sicilia


ASPETTO A VICENZA LA VEDETTA COME IL PANE

Dirò subito, caro Direttore, che desidero manifestarti la mia gratitudine, ma anzitutto lasciami chiarire il motivo per cui mi prendo la libertà di darti del tu. È un tu maiestatis, congeniale ai Siciliani che, del resto, sono soliti ringraziare Domeneddio ripetendogli testualmente: 'Ti ringraziu, Signuri', col tu appunto. Certo , siccome non sono blasfemo non voglio paragonarti al padreterno, ma ad un titano sì: hai fondato La Vedetta e la dirigi magistralmente da un quarto di secolo, diffondendo un sentimento di comune appartenenza fra i lettori sparsi nel mondo.

La rivista, qui sta il punto, mi è particolarmente cara perché porta Licata a casa mia, a Vicenza. Ogni mese cioè La Vedetta, quasi per magia, fa convivere il passato col presente e con le stesse attese del futuro di Licata, suscitandomi straordinarie emozioni per l'amore che mi lega alla città, dove giunsi il venerdì santo di mezzo secolo fa, dimorando lungo il piccolo cassero, l'odierno Corso Vittorio Emanuele, sopra il cinema comunale, nella caserma dei carabinieri di allora.

Non basta, la tua onestà intellettuale ti ha spinto a circondarti di uno staff di collaboratori con un elevato spessore culturale e soprattutto morale. Ne cito uno per tutti, Carmelo Incorvaia, che non ha certo bisogno di presentazione, essendo stato un primo cittadino illuminato e tutto d' un pezzo, alieno ai compromessi.

Tra il lusco e il brusco, si intuisce che sono in pensione, e allora qualche acuto lettore potrebbe obiettare cosa aspetti a tornare a Licata. Dipendesse solo da me, non esiterei un istante, ma i nipotini mi tengono inchiodato a Vicenza. Che carogne!

Mi accontenterei, caro direttore, poter fare come te, oggi a Verona domani a Licata e così via, sempre sul tapìs roulant; ma sono diventato pigro, ed è per questo che aspetto La Vedetta come il pane, costituendo il collegamento più idoneo con i Licatesi, “rudduliusi, ma cu cori d'oro”.

Credo capiti anche agli altri lettori sparsi qua e là: entrando in casa, la rivista sembra diffondere un odore antico, non facilmente definibile avendolo fiutato, la prima volta, quando si era ancora imbranati; sostanzialmente è il primo profumo della vita, e perciò come il primo amore non si scorda mai.

Con questi sentimenti mi associo ai festeggiamenti delle nozze d'argento de La Vedetta, cui auguro ulteriori lusinghieri successi, continuando a raccontare il passato per tenere vive le tradizioni, ma rivolgendo lo sguardo all'avvenire, proprio come fa la vedetta di guardia nella coffa (nomen omen), sempre con onestà intellettuale, distinguendosi in ciò dai pennivendoli usi “a stare coi frati a zappare l'orto”. I lettori, migliorandosi e dilettandosi, ne saranno grati, appunto. Con affetto.

Saro Lembo
Colonnello dei Carabinieri in quiescenza