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il ottobre 14 2007 20:17:06
Le vicende più remote della città di Licata si identificano, sin dall'inizio, con quelle del regio castello a mare San Giacomo, assurdamente distrutto, tra il 1870 e il 1929, per far posto al nuovo porto commerciale. Oggi della sua possente difesa, dei suoi bastioni, del suo corpo di guardia e del suo sperone, non resta altro che qualche umile elemento murario incluso tra i magazzini edificati sulla sua area verso la fine dell'ottocento. Della sua grande mole ci si può fare un'idea attraverso i disegni della 2a metà del settecento del vedutista francese J.L. Desprez o qualche foto dell'inizio dello scorso secolo.
Posto al terzo posto durante il regno di Corradino di Svevia, fu sempre governato da un regio castellano, scelto tra le più prestigiose famiglie nobili siciliane, e difeso permanentemente da una guarnigione e da numerosi pezzi di artiglieria. Tra il gennaio del 1379 e il 1400 ospitò la regina Maria, figlia di Federico d'Aragona, e il suo consorte aragonese, il re Martino. Assalito ed espugnato l'11 luglio del 1553 dal corsaro Dragut, venne saccheggiato, distrutto e la sua guarnigione, compreso il castellano, passata per le armi. In questa fortezza sino al 1848 fu sempre mantenuto un presidio di veterani. Dopo la restaurazione borbonica del 1849 i suoi superstiti cannoni furono parte trasferiti in altre fortezze parte inabissati in mare.
La difesa della città fin dal 1360 venne affidata anche al Castel Nuovo, edificato sul colle Musardo a guardia del regio caricatore e della muraglia di ponente. Assediato e distrutto nel 1553 dai turchi, rimase per lungo tempo abbandonato. Nel 1604, acquistato dalla municipalità licatese dagli eredi della famiglia Grugno alla quale era stato concesso in perpetuo, fu trasformato in Quartiere per i soldati di fanteria spagnola della Comarca, cui Licata era a capo. Terminate le incursioni barbaresche il baluardo venne smilitarizzato ed abbandonato. Nel 1897, poiché le sue fabbriche erano quasi completamente crollate, il Comune ne decretò la totale distruzione, unitamente alla torre dell'orologio civico che vi era stato collocato nel 1863. Le uniche immagini che restano sono alcune vedute del settecento. L'unico castello superstite e di recente restaurato e riportato al suo originario splendore è il Forte Sant'Angelo. Ha schema planimetrico poligonale irregolare. Fu edificato, a difesa delle coste e della città di Licata, sull'omonimo colle nel 1615 da Hernando de Petigno, comandante generale della cavalleria leggera del regno di Sicilia e governatore della piazza militare di Siracusa, che incluse nella cinta bastionata e merlata una preesistente torre di avviso che in quel luogo era stata costruita nel 1585 dall'architetto regio Camillo Camilliani. Costituisce un raro esempio delle fortezze barocche sorte in Sicilia nel XVII secolo. Il forte è accessibile dalla strada comunale S. Antonino. In alcune sale del piano terra della corte interna è allestito un piccolo museo etno-antropologico aperto al pubblico con accesso gratuito. Lo stato di conservazione è buono.
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